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TEATRO SPAZIO 18B
STAGIONE 2022/23 VOLUME I
Da ottobre a dicembre 2022 – 31 dicembre serata Speciale Capodanno
TEATRO SPAZIO 18B
La Compagnia dei Masnadieri è lieta di annunciare la presentazione della nuova stagione del Teatro Spazio 18B, con una kermesse di spettacoli da ottobre fino a Capodanno incluso. Un momento di condivisione per scoprire di nuovo assieme le sorprese che riserva il nostro piccolo teatro da camera. Ad accogliervi ci sarà la nostra squadra, e… “la ragazza è stata in gamba, bisogna dirlo”. 18 B VOLUME I.
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PASOLINI. 100 ANNI CORSARI DI UN ERETICO ITALIANO. Un racconto teatrale cantato
Dal 20 al 23 ottobre
Di Federico Malvaldi, con Jacopo Bezzi. Regia Massimo Roberto Beato.
Pasolini visto da Pasolini stesso, attraverso le opere, le esperienze di vita e la morte, prematura e misteriosa. Un viaggio in profondità attraverso rivelazioni inedite, come gli scritti della raccolta postuma tenuti nascosti; racconti di uno scandaloso incontro estivo, un amore apparentemente fallito tra spiagge e balli pomeridiani. Canzoni (Amado mio, A Pa’, Una storia sbagliata), poesie, il tutto interpretato da un unico raccont-attore che porta in scena la straordinaria unicità dello scrittore a cento anni dalla sua nascita.
I FIORI DI MORO
Dal 27 al 30 ottobre
Una produzione Piccola Città Teatro
di Chianelli e Conforti, con Ettore Nigro, musiche dal vivo Francesco Capriello,
scene Filippo Stasi, regia Mario Autore.
A parlare è Antonio Spiriticchio, il fioraio di stanza in via Fani che il giorno del sequestro di Aldo Moro non si trovò sul luogo di lavoro perché i terroristi la notte precedente avevano provveduto a forare le ruote del suo furgoncino, da cui ogni giorno vendeva i fiori, per impedirgli di essere presente nel luogo del rapimento, sbarazzandosi così di uno scomodo testimone. Il fioraio è quindi il simbolo di chi doveva esserci, e non c’è stato, a osservare da vicino uno degli episodi cruciali e più controversi della recente storia d’Italia; come ogni abitante, come tutto il paese. E così quel dover esserci e non esserci stato, diventa la metafora di una verità sepolta, di una realtà che sfuggì e sfugge ancora a chi aveva il diritto di sapere.
FREAK SHOW…E ci chiamano fenomeni da baraccone
Dal 10 al 20 novembre
Di Massimo Roberto Beato. Con Simone Chiacchiararelli e Aron Tewelde. Regia Jacopo Bezzi.
La vera storia dei gemelli siamesi Tocci, uniti per la vita da una malformazione genetica e resi unici dalle esibizioni della loro “mostruosità”. Se fisicamente erano compromessi, dal punto di vista intellettivo probabilmente brillarono per spiccato acume, e impararono a parlare tre lingue oltre l’italiano riuscendo a interagire col pubblico in modo brillante e arguto. La loro tournee negli Stati Uniti, che inizialmente doveva durare un anno, fu poi estesa a cinque. Visto l’enorme successo e gli immensi guadagni, la famiglia Tocci rimase in giro con diversi circhi per molti anni. Una storia di umanità e di sofferenza, con uno sguardo ironico sulla ineluttabilità del destino e della vita.
NON È VERO. Bugiardino dell’essere
Dal 29 novembre al 4 dicembre
Con Luigi Acunzo e Marzia Ercolani
Drammaturgia e regia Marzia Ercolani, assistente alla regia Chiara Candidi.
Un progetto Atto Nomade Teatro. Con il sostegno di Mujeres nel Teatro
“NON È VERO – Bugiardino dell’essere” è un atto unico che indaga la condizione della vecchiaia, di quel breve tempo che resta e di quel tempo infinito che è stato. Un uomo e una donna barricati nel loro reame, sospesi tra ricordi e vuoti di memoria, tra riti quotidiani e attesa, vivono la quotidiana guerra tra accettazione e negazione del presente, tra identità di oggi e identità di ieri, tra sogno e realtà, consegnando ai posteri le loro maschere da clown.
SCENA CON DELITTO
Dal 15 dicembre al 31 dicembre – con serata Speciale Capodanno
con Jacopo Bezzi e cast da definire
Regia di Massimo Roberto Beato
Torna il giallo di Natale in scena. Un giovane, sotto accusa per l’omicidio di una ex attrice di teatro che gli affittava una camera, viene giudicato in un processo e Hercule Poisson, che fa parte della giuria e lo ritiene innocente, si oppone agli altri giurati facendo così venir meno l’unanimità richiesta per il verdetto di condanna. Il processo dovrà perciò essere rifatto. Convinto che il vero colpevole si nasconda tra i membri di una compagnia teatrale (la stessa cui apparteneva la donna assassinata), Poisson, facendosi credere un’anziana attrice, ottiene una scrittura e inizia le sue indagini in un vecchio e decadente teatro.
SPAZIO ALLA FORMAZIONE
LABORATORI PER ATTORI
Spazio 18 B offre un percorso formativo per attori professionisti al passo con i nuovi metodi didattici. Tutti gli insegnanti della scuola sono professionisti dello spettacolo, attori, registi, drammaturghi, danzatori e cantanti che si alternano nella conduzione delle lezioni. Il percorso formativo si arricchisce durante l’anno con masterclass e seminari intensivi con insegnanti di riconosciuto talento.
Massimo Roberto Beato – attore, drammaturgo e regista.
Dalla Parola alla Scena, percorso rivolto all’analisi testuale e ai suoi percorsi di messa in scena.
Lorenzo Lavia – attore e regista.
Laboratorio di perfezionamento per attori professionisti con lavoro su Shakespeare, dal teatro al cinema.
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ORARIO SPETTACOLI
dal giovedì al sabato ore 20.30
domenica ore 18.00
biglietto intero EURO 18,00
biglietto ridotto EURO 13,00
tessera associativa euro 2,00
TEATRO SPAZIO 18B
via Rosa Raimondi Garibaldi 18B, 00145 ROMA (zona Garbatella)
PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA
TEL 06.92594210 WAPP 333.3305794
CONTATTI
UFFICIO STAMPA
Maresa Palmacci
DIREZIONE ARTISTICA
ORGANIZZAZIONE
Ferrante Cavazzuti
organizzazione@compagniadeimasnadieri.org
Biglietteria e Front Office
5 Allegato(i) (733.5 KB) Scarica tutti gli allegati Mostra allegatiErcolani – Acunzo.jpg132.1 KBPier_20Paolo_20Pasolini-5cc4c785-efb3-4df4-9090-2e4b691b5f02.jpg122.3 KBAltri 3
PeerGynTrip
Sarà in scena al TeatroBasilica dal 2 al 5 giugno lo spettacolo PeerGynTrip, tratto da Herik Ibsen, adattamento e regia Stefano Sabelli, con Eva Sabelli, Gianantonio Martinoni, Bianca Mastromonaco, Matteo Palazzo, Fabrizio Russo.
Nel 1867, durante un viaggio in Italia – fra Roma, Ischia e Sorrento – Henrik Ibsen, autore attento ai mutamenti sociali e di costume, che per primo mette a nudo le contraddizioni della borghesia ottocentesca, crea Peer Gynt, la sua opera più fantastica e onirica. Per casuale coincidenza, lo stesso anno, Karl Marx, padre del materialismo storico, da alle stampe il Capitale, l’opera che forse più d’ogni altra può aver influenzato l’Ibsen autore di drammi sociali. Per questo dramma in versi, che appare distante e diverso dalla produzione più naturalista del padre della drammaturgia moderna, Grieg ha scritto musiche oggi certamente più note e popolari della stessa opera teatrale. Peer Gynt è una favola affascinante, dall’andamento picaresco, con mutamenti improvvisi, forse più adatti a un Fantasy cinematografico che a un’opera teatrale.
In PeerGynTrip, traducendo e riadattando il testo dell’autore norvegese, Stefano Sabelli mette in scena per il Teatro del Loto una favola, dove tempi, spazi e luoghi si sovrappongono in un’età e in un gioco temporale indefiniti. La storia del simpatico perdigiorno che trascorre l’esistenza edonisticamente, tra piaceri materiali e trovate fantastiche, rappresenta il cammino della vita, della ricerca di se stessi nel contatto col mondo reale e irreale: una metaforica ricognizione nella natura umana che assume quasi i connotati di un’avventura faustiana.
Lo spettacolo del Loto si propone come un caleidoscopio di visioni fantastiche e irresistibili mutamenti scenici, dove la vita di Peer – personaggio che interpreta anche tutte le sfide romantiche dell’uomo ottocentesco alle prese con la rivoluzione industriale e la modernità -si snocciola come uno schioccare di dita che mette in comunicazione in uno stesso tempo, visibile e no, tutte le età dell’uomo, sfogliate come gli strati di una cipolla, alla ricerca di un cuore che – come l’isola – non c’è.
Peer Gynt, simpatica canaglia, spaccone e ribelle, bugiardo come Pinocchioe riluttante a crescere come Peter Pan– personaggi di cui è a suo modo antesignano e che questa regia tiene presenti – passa da una frottola all’altra, come da un’avventura all’altra. Seguendo, impavido, l’imperativo: “sii te stesso!”, trascorre la sua vita in un mondo dove fantasia e realtà finiscono per confondersi. Attraversa tutti gli stati e gli stadi della vita, Peer. Rifiutando in principio l’amore sincero della dolce Solvejg, persa anche la madre Aase – l’unica che riusciva a tenergli testa nel suo mondo fantastico, e che sovrappone a se nella caccia all’Io Gyntiano – Peer prende a viaggiare per paesi esotici e lontani, cimentandosi in mille mestieri ed esperienze.
Così, mentre caccia la renna, in bilico sulla Cresta di Gendin, affilata come una falce ea ridosso di fiordi bui e sonnolenti, Peer è proscritto e bandito dal suo paese per aver sedotto e abbandonato una giovane sposa, il giorno del matrimonio. Rifugiatosi sui monti, fra boschi e foreste, è risucchiato nel mondo dei Troll (qui rappresentato come una Suburra romana dai contorni barocchi, in omaggio al viaggio in Italia che ha ispirato Ibsen) fra orge e baccanali. Padrone di schiavi in America, scopre il mal d’Africa, animando dotte conversazioni da Te nel Deserto,fra i rossi tramonti del Marocco. Deriso e depredato dalle scimmie di Gibilterra è salvato e poi sedotto da odalische berbere, che danzano come Salomè. In Egitto, si esalta alla vista delle Piramidi (e di Sfingi parlanti) come pure si appassiona delle scoperte antropologiche, nel manicomio del Cairo. Naufrago nel Mare del Nord, alla fine si ritrova lì: nel paese natio che lo aveva proscritto, spettatore del suo funerale nella chiesa Agstad, senza essere riuscito a liberarsi dalla tirannia del proprio Io. Un Io che, infine, sfoglia come una cipolla: tolte le coltri sovrapposte, non resta che il nulla. Anche se, la dolce Solvejg, da cui era fuggito e che prende le forme di tutte le figure femminili che incontra, o sogna, nel suo cammino, è sempre lì, ad attenderlo, amandolo fedele… ora, ancora e sempre.
PeerGynTrip è un racconto immaginifico che si sovrappone sempre a se stesso e che in questa messa in scena trova la giusta dimensione nella scenografia mobile e funzionale di Francesco Fassone. Un grande patchwork di pelli e pellicce miste, che ricorda le renne che Peer racconta di cacciare e che, assemblate insieme, coprono una superficie di circa 8 mt quadri. Un enorme telo, azionato a vista attraverso più di 20 tiri dagli stessi attori, che crea, nello spazio scenico, un gioco di volute e architetture sempre diverse.
Prendono così forma durante lo spettacolo: monti e fiordi; boschi e caverne; vele e grandi mantelli somiglianti ad ali; accampamenti arabi e piramidi; manicomi e mari in tempesta. Uno spettacolo, pensato con grande libertà creativa, dove il ribaltamento immediato di paesaggi e storie, è funzionale alla messa in scena di una grande favola moderna, i cui passaggi cruciali sono sottolineati da molti dei temi originali composti da Grieg. Arrangiati ed eseguiti dal vivo anche attraverso campionature elettroniche e l’uso di strumenti etnici, come cornamuse e zampogne, compongono, intrecciandosi a temi moderni e alle canzoni di Califano ed Elvis Presley, una colonna sonora che rimarca un vorticoso gioco interpretativo. Quello di cinque, fra attori e attrici, che danno vita e corpo a tutti i personaggi dell’opera originale, alternandosi reciprocamente sia in ruoli maschili che femminili, accentuando così il gioco onirico e la dimensione fantastica della messa in scena.
“ Sono anni che inseguo questo testo e lui insegue me: da quando ho cominciato a far teatro in Accademia. Una favola nordica, creata da Ibsen, durante un suo viaggio mediterraneo, fra Roma, Ischia e Sorrento, che insegue lo spleen di renne, fiordi e nevi della Norvegia e contagiato dal mal d’Africa. Un lavoro per cui Grieg ha scritto musiche sublimi e pop da noi qui reinterpretate anche con strumenti etnici. Non so se fra le nevi del Matese è possibile immaginare troll e spiriti della foresta nordica, ibridati da una Suburra romana con angeli barocchi e colonne imperiali ma Peer Gynt è già di suo un Trip teatrale davvero unico da affrontare. Perché questo racconto è il racconto di una vita lunga un giorno, lungo come una vita. Lo sbucciare della cipolla ci appartiene nel quotidiano, pur non accorgendocene. La ricerca del cuore di un nostro “se” che sfogli, cerchi e non trovi mai, ma che lascia intatta la brama di trovarlo… magari solo per ricominciare a sognare e sfogliare nuove vite e nuove età.” – Stefano Sabelli
TeatroBasilica Piazza Porta S. Giovanni, 10 Roma (RM)
Contatti / Prenotazione obbligatoria +39 392 97.68.519 – info@teatrobasilica.com
Marketing: comunicazione@teatrobasilica.com
Direzione: direzione@teatrobasilica.com
Biglietti 15 euro
Orario spettacoli dal martedì al sabato ore 21.00 – domenica ore 17.45
Lunedì con Herlitzka che legge Dante ore 19.00
Tutte le attività del Teatro Basilica si terranno nel rispetto della normativa sul distanziamento sociale in materia di prevenzione dal Covid19
Link utili
Sito https://teatrobasilica.com/
Facebook https://www.facebook.com/TeatroBasilica
Instagram https://www.instagram.com/teatrobasilica/
Telefono +39 331 7294703
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