ENRICO VARRIALE: Il MESTIERE DEL GIORNALISTA SPORTIVO

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Tra campioni e miti del calcio, cosi’ è cresciuto un napoletano Doc, classe 1960, il giornalista Enrico Varriale.
Cosa è e il giornalismo sportivo e dove sta andando. Lo abbiamo chiesto ad ENRICO VARRIALE , Vice Direttore di Rai Sport da Gennaio 2019.
Vorrei cominciare chiedendole i due diversi contesti, quello in cui ha cominciato e quello odierno.

Una lunga carriera, a che età ha cominciato ?
Ero giovanissimo, ho cominciato a praticare il giornalismo all’eta’ di 18 anni scrivendo per il Mattino di Napoli e Sport Sud per poi passare alla Tv, a Canale 21 e varie televisioni private dell’Italia Meridionale e non solo.
Ho fatto la Palestra piu’ utile per fare il giornalismo televisivo che in quegli anni era agli albori.

La ricordiamo in tante trasmissioni sportive prima di arrivare al contesto odierno.
Sì, ho avuto la conduzione di tante trasmissioni  sportive come Stadio Sprint,
90esimo Minuto, la mitica Domenica sportiva, e tutte le 9 edizioni del Premio Bearzot assegnato ai più grandi allenatori italiani come Ancelotti, Allegri, Ranieri, Sarri, Mancini.
Sono in Rai dal 1985, assunto nel 1988. Poi il trasferimento a Roma nel 1989, prima al Tg3 poi alla testata sportiva.

Grazie alla Rai, ha seguito da vicino tante manifestazioni sportive.
Si’ devo dire che grazie alla Rai, negli anni ho potuto vedere da vicino uno Sport di altissimo livello. Da inviato di punta per 20 anni sulla Nazionale di calcio, ho seguito 6 mondiali di calcio,2 Olimpiadi,4 campionati
Europei e molte finali delle Coppe Europee.

Qual è il suo punto di vista su come sta cambiando il mestiere di giornalista sportivo.
E’ cambiato moltissimo. Prima era legato solo alla carta stampata, mentre oggi con la diffusione di tecnologie sempre piu’ avanzate e dei mezzi audiovisivi che si evolvono, hanno reso il giornalismo televisivo preponderante rispetto alla carta stampata.
Quando ho cominciato a Napoli, andavo a seguire le partite, “si consumavano le scarpe” per cercare una notizia.
Oggi col web puoi raggiungere chiunque, dovunque.
Durante questa brutta pandemia, da remoto ho intervistato chiunque, senza limiti, senza mai spostarmi.

Questa evoluzione ha il suo lato positivo ?
Da un lato ci sono piu’ possibilità per  le nuove generazioni, sempre piu’ esperte di nuove tecnologie. Sicuramente diventa piu’ comodo per chi è piu’ capace.
Oggi chi ha un telefonino è un potenziale creatore di notizie.
Ed è come se fossimo davanti a un enorme magma tra informazione e comunicazione, perché tutti noi siamo investiti da notizie.
Dall’ altro lato, è piu’ complicato, perché le fonti sono difficili da verificare.
Oggi il giornale dovrebbe fare l’ordinatore delle notizie e considerare le scalette, stabilire una importanza e gradualità.

Il punto quindi resta o no dare la notizia ? E la qualità deve essere una costante ?Quando ci sono si danno sempre. Il punto, come dicevo, sono le fonti, se le notizie sono attendibili. Ed è fondamentale saper riconoscere le fake news.
Prima il reporter, andava sul campo, oggi arrivano direttamente sulla scrivania, è tutto piu’ rapido. C’è fretta, c’è la voglia di battere il concorrente, un corto circuito di informazioni veloci.
Ho sempre ambito alla qualità della notizia, e mai come in questo momento c’è bisogno di qualità.

Quali sono le specificità del giornalismo sportivo rispetto ad altri campi?
Il Giornalismo Sportivo per alcuni è un giornalismo minore, ed è sbagliato.
Perché dal giornalismo sportivo sono venuti fuori tanti colleghi che poi si sono dedicati ad altro.
E’ difficile, perché è molto seguito.
Faccio un esempio, se ti occupi di politica e dici che il tal Onorevole è invece Senatore, se ne accorgono solo gli addetti al settore.
Se dici Mediano anziché Centravanti, è un problema perché il calcio lo seguono se non tutti, moltissimi.  Ci vuole precisione, attenzione, e si ha subito il riscontro quando parli di argomenti popolari. E’ quasi impossibile sbagliare poiché la concorrenza è molto forte. Se pensiamo poi che l’ ITALIA è l’ unico paese ad avere 3 Quotidiani sportivi :
LA GAZZETTA DELLO SPORT, TUTTO SPORT, IL CORRIERE DELLO SPORT, questo misura quanto in Italia sia importante e seguito.

Come è il tuo rapporto con lo sport ? E che sport predilige ?
Amo lo Sport, mi piace molto il calcio e gioco a calcio.
Ho giocato a Napoli in seconda categoria, nel ruolo di attaccante.
Ma la cosa bella è che il calcio io l’ho vissuto da tifoso, prima di fare il giornalista. Credo che il calcio sia tra le cose piu’ aggreganti  al mondo, insita nella  natura dell’uomo. C’è trasporto, coinvolgimento, regole semplici, è popolare, comprensibile a tutti e poi il Goal è una metafora della Vita.
Basta pensare che nella FIFA ci siano piu’ Paesi aderenti dell’Onu.
Adesso poi si sta diffondendo anche il calcio femminile.

Cosa pensa di questa Pandemia ?
Ha messo in discussione tutto, anche nello Sport.
Ho un amico napoletano trasferitosi a Milano per lavoro da 10 anni, che ha perso il papà e non l’ha nemmeno accompagnato nel suo ultimo viaggio durante il funerale.
Se qualcuno a Dicembre o Gennaio ci avesse parlato di cosa sarebbe successo, nessuno ci avrebbe creduto !
E’ paragonabile alla guerra, come raccontava mia nonna.
E’ una crisi profonda, sanitaria, economica, dei sistemi organizzativi
Anche se come diceva Winston Churchill “L’ottimista vede opportunità in ogni pericolo, il pessimista vede pericolo in ogni opportunità.”

E gli EUROPEI come sarebbero stati ?
Essendo organizzatore degli Europei, per il prodotto Rai, stavamo pensando a delle cose belle e speciali, purtroppo un lavoro accantonato.
Speriamo di recuperare nel 2021.
E le OLIMPIADI, che da sempre sono un incontro di culture, sarebbero state il modo migliore di convogliare in GIAPPONE atleti, appassionati e tifosi. Sono molto dispiaciuto.
Solo la Guerra aveva sospeso le Olimpiadi !

Ha dei consigli da dare e un dovere da ricordare anche a chi ha semplicemente il piacere di intraprendere il mestiere del giornalista ?
Mi reputo un fortunato, che ha la fortuna di fare il lavoro che sognavo da bambino.
Ci vuole una grande Passione  ed essere curiosi. E’ un mestiere molto bello, nonostante oggi non sia cosi’ facile arrivare a farlo diventare una Professione quando si finisce il percorso formativo.
Oggi i compensi non sono alti; in altri settori avresti soddisfazioni economiche migliori, ma nonostante le difficoltà affascina molto i giovani e questo è confortante.

Grazie a Enrico Varriale, che ci ha raccontato la sua Storia personale con tanta passione e curiosità.
Concludo dicendo che bisogna avere la capacità di porsi in ascolto, maturare una conoscenza approfondita in ambito digital, tra nuove tecnologie e competenze digitali, armarsi di pazienza  e perché no, essere disponibile a fare il giornalista in tanti modi. Chi lo fa con passione trova in questo lavoro qualcosa che lo completa come nei grandi eventi, giornate lunghe ma cariche di adrenalina !
In bocca al lupo ai futuri giornalisti !
di Francesca Rasi

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