sabato 11 giugno il giorno di Eleonora Altamore
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HILLA VON REBAY – LA DONNA DELL’ARTE”
LUCA BERRETTA
“HILLA VON REBAY – LA DONNA DELL’ARTE”
IN LIBRERIA E NEGLI STORE ONLINE
Una donna coraggiosa e irrequieta.
La storia della pittrice che ha fortemente contribuito a fondare il Guggenheim Museum di New York.
Una vita spesa per l’arte e una travagliata storia d’amore.
È disponibile in libreria e negli store online “Hilla Von Rebay – La donna dell’arte”, il nuovo romanzo dello scrittore romano Luca Berretta, edito da Morellini.
Il libro racconta la storia colpevolmente poco conosciuta di una donna che ha dedicato la propria vita all’arte, riuscendo a convincere uno degli uomini più ricchi d’America a investire in un progetto e in un edificio che nell’America rampante degli anni ’20 non aveva eguali.
Ma Hilla von Rebay è anche la storia di un amore difficile, tra Hilla e Rudolf Bauer, e di un sodalizio in nome dell’arte tra la stessa Rebay e il magnate americano che causerà non poche invidie e rivalità negli ambienti artistici dell’epoca.
Il romanzo ripercorre così la vita della baronessa dagli studi nella Parigi anni ‘20 della “generazione perduta” di Modigliani e Hemingway fino alla morte avvenuta alla fine ’60 a New York, città che ormai l’aveva accolta da tempo. In mezzo una vita trascorsa tra Berlino e Zurigo dove conoscerà l’arte rivoluzionaria del nascente movimento dadaista.
Nel 1918 è, infatti, una giovane studentessa dell’Accademia Julien, figlia di una severa famiglia tedesca di origine prussiana; i genitori sperano che durante il soggiorno parigino la figlia trovi presto un marito e che abbandoni l’idea inutile e decadente dell’arte. Hilla, tuttavia, è una donna che ama l’avventura e che rifiuta il ruolo di moglie borghese. Ama la filosofia, gli artisti e la vita bohémien di Parigi, Berlino o Monaco.
Grazie al suo instancabile lavoro per l’arte Vasilij Kandinskij (e molti altri) hanno trovato fortuna prima in Europa, poi in America e infine nel mondo.
Sarà l’incontro con Irene e Solomon Guggenheim nel 1927 a cambiarle la vita. Dal sodalizio tra l’artista e l’imprenditore nascerà il Guggenheim Museum di New York.
Hilla von Rebay verrà infine estromessa dal suo stesso progetto. Uscirà di scena in modo silenzioso da un’avventura che nessuno potrà cancellarle dalla memoria. Morirà anni dopo nella più totale solitudine. Solo le parole dell’architetto Wright rimarranno impresse fino alla fine: “Ricordati cara Hilla, che questo museo l’ho costruito per te… Intorno a te”.
Per la collana Femminile singolare di Morellini, un nuovo racconto su una donna modello di emancipazione e di un traguardo in nome della bellezza raggiunto, ma ben presto dimenticato dalla storia.
“Per questo meritava un’opera che parlasse di lei – commenta l’autore – Hilla è d’esempio per tutte quelle persone che hanno un sogno e fanno di tutto per realizzarlo”.
Con questo romanzo Luca Berretta riconosce con uno stile intimo e partecipato a Hilla Von Rebay il posto nella storia dell’arte del Novecento che non le è stato sempre riconosciuto.
Titolo libro: Hilla von Rebay
Sottotitolo: La donna dell’arte
Autore: Luca Berretta
Collana: Femminile Singolare
Editore: Morellini
Pubblicazione: 28/10/2022
ISBN: 9788862989756
Pag. 312
Prezzo: 17,90 Euro
Biografia
Architetto romano. Molti dei suoi lavori sono stati pubblicati su riviste specializzate, ha partecipato a mostre d’architettura e convegni e a concorsi nazionali e internazionali. Il Sig. Ole (Edizioni Minerva, 2017) è stato il suo primo romanzo. Il libro ha vinto un premio al Concorso letterario “Carlo Marincovich” nel 2018.
“Hilla von Rebay” è il suo secondo romanzo storico.
L’opera è stata pubblicata in accordo con l’agenzia EditReal di Michela Tanfoglio.
Ufficio Stampa: Barbara Scardilli | barbara@scardillipress.it +39 3274229118
ENRICO BERUSCHI E BEPPE ALTISSIMI. LA COPPIA PERFETTA.
ENRICO lo conobbi nel 2018. Beppe lo incontrai nel 2017.
Beppe lo conobbi a teatro insieme a Max Cavallari per occasioni di lavoro tanti anni fa, e fu subito amicizia , con sua moglie e con sua figlia. Poi le vacanze insieme alla Nicole Regina, la sua presenza e supporto alle presentazioni dei miei libri, le nostre risate quando emozionata persi la strada della location per quella presentazione in favore del canile alla quale tenevo tanto, le chiacchierate al telefono anche da lontano, anche da Parigi quella volta, dove ero in vacanza con la famiglia e ci sentimmo anche per gli auguri. Il suo supporto nei momenti difficili sempre costante, ciò che vale di più nell’amicizia. Sua moglie è un artista, una cantante, Gloria Cassina , una voce che incanta. Illumina. Non a caso sua figlia Nicole ha un tatuaggio sul petto che tuona forte …”VORREI ILLUMINARTI L’ANIMA”. E LEI GIA’ LO HA FATTO. Nicole illumina ed incanta tutti con la sua grazia e con la gioia dei suoi 18 anni. Con i miei bimbi è stato amore a prima vista. Nicole ha già un bel curriculum di collaborazioni con Enrico Beruschi a teatro, è una ragazza con la testa sulle spalle, studia con profitto, per il sociale. Bellissimi ricordi insieme, le foto raccontano tutto , le risate , l’amicizia, la complicità, la semplicità. Quella di una bella famiglia. Al mare a Paestum, a Napoli nel centro storico, in giro per musei, al lago a Sirmione, a casa tra di noi. La chiamavo “ Vodafone mobile”, sempre molto attiva al cellulare e sui social, ed a teatro suo padre Beppe scherza spesso sul fatto che , per far si che lei gli risponda al telefono, ha dovuto chiederle l’amicizia su Facebook !
Beppe Altissimi mi racconta degli esordi , del DERBY CLUB di Milano , noto locale di cabaret , meglio descritto come IL TEMPIO DEI MAESTRI DEL CABARET , che vide gli esordi anche di altri personaggi del mondo del teatro quali Giorgio Gaber, Renato Pozzetto , Paolo Rossi, Enzo Jannacci, Massimo Boldi, Teo Teocoli, Enzo Iacchetti, e tanti altri grandi personaggi, come anche Enrico Beruschi, che conobbe però 15 anni fa, e collaborarono per varie ospitate. Il sodalizio lavorativo più assiduo è recente, ma la sensazione è sempre stata quella di conoscersi da sempre. Lo noti quando li vedi a teatro, tra scalette ed improvvisazioni, una comicità spontanea ed unica . Dal 2014 al 2018 il sodalizio artistico con Max Cavallari , anche lui varesotto di nascita. Con lui 100 tappe nei teatri del nord Italia, un bel cammino insieme. Terminata la collaborazione con Max nel 2018 si ritrovò al fianco di Enrico Beruschi per un ospitata al LIONS ROTARY CLUB a Cantù, e nello stesso anno a Cardano al Campo. Li io conobbi Enrico, fui subito conquistata dalla sua comicità , interagiva sempre col pubblico, prese una valletta a caso tra il pubblico , mia figlia Martina, lei era molto felice , e poiché era già disinvolta per precedenti esperienze sul palco e davanti alle telecamere accettò,e fu una serata indimenticabile.
La taverna dei sette peccati di Milano fu un locale ristorante con cabaret definito da lui come una sorta di palestra, dove lavorò assiduamente giorni e giorni di fila, a volte senza sosta, e doppi spettacoli serali. Ricorda con grande soddisfazione le tappe lavorative individuali come quella di Cusano Milanino, nel 2000, davanti a 1000 persone, con uno special guest , Giovanni Trapattoni, presente in sala con un giornalista di ITALIA UNO, venuto apposta per vedere lui , il grande Beppe Altissimi , e per applaudirlo calorosamente , con una grande standing ovation di tutto il teatro e con congratulazioni personali nel backstage. Beppe riuscì a farlo ridere anche con la sua battuta in merito alla nazionale al periodo dell’arbitro Moreno. Un grande successo meritato pienamente come quello ennesimo con Enrico Beruschi nel “ ANDARE PER MARE SENZA BISCOTTO .. e ALLORA ? , con la regia di Heinrich Werschinewa ”, ancora insieme a Teatro ed ancora più affiatati che mai. Io ero li in seconda fila, divertita come sempre , ma silenziosa, Enrico lo notò subito, non interagivo quando si aggirava tra il pubblico e poneva quesiti divertenti. Mi disse “ .. Lei non ha parlato per tutta la sera ! … “ che viene anche difficile pensarlo , valutato che al telefono chiacchieriamo spesso e di tutto ,dal cabaret, alla vita , sulla musica , sui libri e sulla lirica ,ieri in particolare. E si ride sempre , su tante cose.
Proseguendo nel raccontarsi Beppe rievoca uno spettacolo “bello e doloroso allo stesso tempo” , avvenuto per un giovane quarantenne svizzero, affetto da grave malattia ed in fase terminale, performance richiesta dallo stesso giovane , fu una serata difficile , un impatto forte. Volle un ultima serata di allegria, sebbene effimera, quell’ uomo che in quel momento voleva solo sorridere, e non pensare al tramonto della vita. Successe 20 anni fa, ancora vivo e presente il ricordo dentro al suo cuore. Si esibì anche in altri spettacoli per beneficienza, come quello in favore della sclerosi multipla.
Ancora tanti anni fa la chiamata di un famoso impresario teatrale , seguì un ennesimo successo, fragorosa standing ovation dal pubblico, capitò un primo aprile ma non come segno di scherzo da pesce di aprile, il fatto fu che con una battuta non capita da un collega al quale pareva che volesse sovrapporsi a lui, il pubblico lo acclamò con richieste di bis, e lui non si negò, anzi rientrò sul palco volentieri. Quella serata fu comunque un bel successo per entrambi i personaggi . Con Beppe Altissimi in amicizia parliamo di cose profonde della vita da anni, gli chiedo comunque in ambito artistico-lavorativo quale è oggi il senso di tutto e la sua luce guida. Mi parla di suo padre mancato 9 anni fa, sempre presente in prima fila ai suoi spettacoli, che rideva fino alle lacrime delle sue battute, che manca immensamente in quella sedia per lui a teatro, oggi vuota , ma piena della sua essenza ed assenza. Anche se poi la sua presenza è costante, gli cammina accanto. Il padre amava la famosa parodia, sulla base della canzone di FRANCESCO DE GREGORI “ GENERALE “ , e rideva a crepapelle per la storia del napoletano che si sentiva milanese. Suona la chitarra, sempre al suo braccio nei suoi spettacoli, ed ora sta tentando di insegnarmi la sua arte, con una chitarra che mi hanno regalato da poco. Nasce come imitatore di famosi personaggi come Sandro Pertini, Angelo Branduardi, Franco Califano . Nel 2000 però ci fu uno stacco netto, ed iniziò a vivere il cabaret nella sua dimensione di milanesità come usa dire lui, creando un personaggio particolare , un nonno multimediale, con battute in milanese. Uno stacco che non definì comunque una fine netta, non ha ancora oggi mai deposto l’arte dell’imitazione. Il suo è uno spettacolo a 360 gradi, con improvvisazioni ,monologhi , imitazioni, sempre accompagnato dalla sua musica. Ieri mi ha inviato il suo assolo di “ Domenica Bestiale “ di Fabio Concato, e la vedo dura riuscire a suonarla bene come lui ! In questi ultimi tempi studia parecchio gli autori della canzone meneghina, come Giovanni D’anzi , Valdi ,ed i Gufi, il suo obbiettivo è dedicare spettacolo alla musica meneghina, come con lo spettacolo “ C’era una volta l’osteria “. 35 anni di carriera alle sue spalle, li apprezzi e li noti tutti, durante i quali ha avuto ospitate anche in Festival del Cabaret , come nel 1995 a Salerno per il PREMIO CHARLOT , con ospiti del calibro di Renzo Arbore, Mister Forrest ( Michele Foresta ) con la conduzione di Nino Frassica, e nello stesso anno il Festival del Cabaret a Cremona con il premio Tognazzi, presentato da Ricky Tognazzi. Un bella esperienza anche in TV ad ANTENNA TRE , con due edizioni di FISARMONICA ALLA RIBALTA, e con presenze in radio televisioni private , nazionali, satellitari.
Con l’arrivo del covid ed il blocco di tutte le attività , anche quelle appartenenti al mondo dello spettacolo, ha ottimizzato i tempi vuoti per continuare a scrivere con la sua vena umoristica. Il periodo del lockdown non lo ha mai scoraggiato, da marzo infatti ha creato una sorta di rubrica giornaliera, dove le battute vengono personalizzate in una template che porta il titolo di “ RIDI CON IL BEPPE “ , tutte scritte in bianco su sfondo nero, e non è a caso. Ha trasformato il tempo della disgrazia in opportunità, con la volontà di combattere i periodi grigi della vita con il grande ottimismo che lo contraddistingue. Sempre con grande cuore e tanta anima, ciò che fa di lui una brava persona, un grande padre di famiglia, ed un amico sincero.
Enrico Beruschi , è un comico, un attore , un cabarettista, classe 1941. Lavorò per 15 anni come ragioniere alla Galbusera e divenne poi vice direttore commerciale. Fece un corso serale di economia all’ Università Cattolica del Sacro cuore, non terminò gli studi, ma intraprese una strepitosa carriera partendo dal tempio dei maestri del cabaret, il DERBY CLUB di Milano. A seguire importanti programmi in tv quali QUA LA ZAMPA, NON STOP CON I GATTI DI VICOLO MIRACOLO, LUNA PARK. Negli anni 80 il grande successo al Festival di Sanremo con il brano “SARA’ UN FIORE”. La sera dell’11 ottobre 1983 andò in onda su Italia 1 la prima puntata del programma televisivo comico che lo vide protagonista assieme ad altri grandi artisti,con la regia di Antonio Ricci , e divenne subito un programma CULT, DRIVE IN.
La sua magistrale interpretazione nel canto lirico con il grillo parlante in “ Le avventure di Pinocchio, di Antonio Cericola, è indimenticabile. Gli anni 70/80 lo videro protagonista in cinema e commedie come il famoso “ UN BORGHESE PICCOLO PICCOLO “ DI MARIO MONICELLI, in serie come “ ELISA DI RIVOMBROSA”, con “ IO E MARGHERITA, ed ancora al cinema con “ LA FINESTRA DI ALICE”. La sera legge spesso , ama le letture di Giovannino Guareschi, che lui paragona al Manzoni. Ha una sua rubrica sul nuovo “ CANDIDO”, ama parlare ai giovani di politica e religione, per aiutarli a comprendere meglio.La “ maratona dei promessi sposi” di Oggiono è un evento molto importante per lui, per un giorno lui è DON ABBONDIO e L’ILLUMINATO, e non si tratta di semplice lettura , ma è la viva interpretazione, il vissuto , DA DENTRO, NEL PROFONDO..
La sua pace interiore nasce appena apre gli occhi al mattino, ma in realtà già la indossa dalla sera prima, una costante. Scrive frasi a sua madre su dei foglietti colorati, in ricordo di quando lei era il primo pensiero e di quando lui la chiamava per telefono come primo gesto della mattina. Quell’ atto importante ,quello che contraddistingue un immenso amore per la famiglia , l’attaccamento ai valori. Quelli che non tramontano mai, che indossa come una seconda pelle fino alla tarda luce della sera, che completano con la calma e la serenità quel che rimane del giorno. Scherza sempre , una grande forza virtuale e morale, anche quando mi dice … “ ma poi son vecchio dicono .. ” , e ride ancora … Oserei chiamarla il soffio leggero della “beruschività…” o Beruschivita ” ,senza accento finale, quella forza della sua gioia e tenerezza, quell’umorismo sempre delizioso e mai pesante, sulle persone in genere, e sulle donne in particolare che cita spesso. E quell’accento risparmiato sull’ultima parola “BERUSCHIVITA” da me coniata per descriverlo lo possiamo apporre sulla forza della vita che ha , e sull’entusiasmo che lo accompagna sempre.
Fin dalla primissima infanzia passa le vacanze sul lago di Lecco, ricorda il prato, i fratellini, la madre, ed in lui questo ricordo apporta calma , benessere , quello dell’anima, quella luce negli occhi che aveva nel guardare quel suo amato lago che ricorda sempre e che lo riporta li col cuore. Il suo centro del mondo era Bordino , una località frazione di Badia Lariana. Quello è il suo quadrilatero di pensieri che evocano pace. Come quello del suo eloquio pacato e sereno , ed è un piacere ascoltarlo. Mi dice poi “ma non ti annoio …? Sto parlando tanto … “, e ride. “NO “- RISPONDO IO SERIA.. MI PIACE ASCOLTARE E MI PIACE IMPARARE. Mi racconta eventi significativi del suo vissuto che spiegano molto di lui e del fatto che è un uomo molto amato e stimato, anche da chi ha lavorato con lui alla Galbusera tantissimi anni fa e quando lo incontra ancora oggi ricorda il suo bel modo di essere. In particolare mi parla del periodo da militare , una parte passata in Sardegna a Capo Teulada, durante il quale da Ufficiale Tenente preciso e giusto, diede una grande lezione di vita ai suoi soldati, colpevoli di atti di nonnismo nei confronti dei nuovi commilitoni. Non ammisero le colpe , non fecero nomi, ma Enrico non li chiese mai, piuttosto li fece marciare per 10 ore fino a quando non ebbero più la forza di camminare, e si rese un uomo fiero della sua divisa impartendo lezioni di vita facendogliele vivere sulla pelle. Non fu mai odiato , anzi … in tanti chiesero di poter stare nella sua squadra . E da allora lo apprezzarono ancor di più. Gli trasmise il messaggio corretto nel modus operandi più giusto.
Mi parla con grande entusiasmo di Puccini , di Verdi, di ciò che è l’essenza della mano a TOURANDOT, dell’AIDA e della glorificazione del canale di Suez, della Traviata e della Signora delle Camelie. Mi dice che dovrei andare a vedere almeno una volta nella vita l’Opera al Teatro alla Scala , poiché sa che non ho mai visto l’Opera e respirato la sua aria, e non solo quella per definizione dello spartito. Terminiamo l’intervista telefonica con una sua battuta che mi fa ridere a crepapelle, riguardante le donne , e mi dice che “ Lui è l’unico uomo del mondo dello spettacolo che è stato denunciato per non aver mai molestato una donna” ! – Immerso in un mondo pieno di belle donne sempre e costantemente , basti ricordare la bellezza delle ragazze del DRIVE IN, il programma che gli ha dato tanto successo , e delle attrici nei suoi film, per sorridere della sua battuta …. E’ un mito della comicità, e non è solo un uomo di spettacolo, ma uno spettacolo di uomo .