Oggi ricorre il compleanno di uno dei nostri poeti più preziosi; un poeta tra i più grandi cantautori italiani, che ha scritto la storia della musica e della società italiana: Tanti auguri Maestro Guccini.
Così non possiamo che omaggiarlo ed unirci insieme ad ascoltare le sue meravigliose composizioni: 161 poesie da Noi non ci saremo del 1967, fino a Natale a Pàvana, 2019.
Il Maestro Guccini ha quindi dedicato e condiviso con il suo pubblico un’intera vita artistica, un legame che continua ancora oggi attraverso al pubblicazione dei suoi libri , come “Malastagione”, “La pioggia fa sul serio ” e l’ultimo pubblicato : Tralummescuro .
Nel sito ufficiale del Maestro leggiamo nella biografia questa frase, che riassume la grandezza di un artista come Guccini: “Per assistere a un concerto di Francesco Guccini accorrono a migliaia da più di quarant’anni. Uno spettacolo dove non esiste alcun effetto scenico, dove l’unica cosa che conta è il rapporto che si stabilisce fra pubblico e interprete.“
Verità, sentimento e legame interpersonale sono le tre principali caratteristiche che hanno reso questo grande artista unico e necessario alle nostre vite, una voce per le nostre coscienze e le nostre anime, che ci ha fatto da guida e da compagna per quasi mezzo secolo.
Oggi voglio soffermarmi con voi su un pezzo in particolare, Il Vecchio e Il Bambino, scritto nel 1972; un pezzo così attuale che appare come una premonizione del passato, che ingenuamente non abbiamo colto. Dietro le più grandi opere di ogni grande artista c’è sempre un grande messaggio universale, spesso nascosto e aimè ancora più spesso ignorato, incompreso ed omesso.
Come se non riuscissimo contemporaneamente ad assimilare la bellezza della musica e la grandezza del suo intento, ancora troppo per noi piccoli umani.
Così a distanza di anni la vita ci sorprende , e ci obbliga a riflettere, e a cogliere finalmente l’essenza di quel significato perduto.
“Il vecchio e il bambino” racconta il dialogo tra due generazioni separate da un disastro atomico che ha quasi cancellato la vita dal Pianeta Terra: il vecchio racconta com’era la vita prima dell’evento distruttivo; il bambino ascolta con attenzione credendo però che il racconto, ai suoi occhi troppo bello e fantasioso, sia in realtà un fiaba.
Sarà questo il futuro che ci aspetta?
Sognare contemporaneamente il passato e il futuro per non vedere il triste vuoto che ci circonda?
Far diventare il passato solo una bella favoletta mai esistita?
Un mondo vuoto di vita e sentimenti, dove gli unici luoghi di conforto sono la memoria e la fantasia, e dove la vita si celebra nel tramandare (dal vecchio al bambino) e non dimenticare il passato.
E’ questo forse il messaggio?
E’ compito nostro tramandare e non dimenticare?!
E’ compito di chi ha già vissuto illuminare i giorni che verranno ?
I ricordi , l’amore e l’immaginazione sono le uniche cose che nessuno potrà mai toglierci e di cui dobbiamo fare tesoro, perché è qua che giace l’essenza dell’uomo : l’essere stato, e il rigenerarsi ogni volta in una forma nuova.
A distanza di quasi 30 anni dalla sua pubblicazione, questo pezzo sembra essere stato scritto appositamente per il presente, o ancor meglio, per il futuro che ci aspetta.
Ma forse questo futuro può aspettare…
IL VECCHIO E IL BAMBINO
Un vecchio e un bambino si preser per mano
E andarono insieme incontro alla sera
La polvere rossa si alzava lontano
E il sole brillava di luce non vera
L’immensa pianura sembrava arrivare
Fin dove l’occhio di un uomo poteva guardare
E tutto d’intorno non c’era nessuno
Solo il tetro contorno di torri di fumo
I due camminavano, il giorno cadeva
Il vecchio parlava e piano piangeva
Con l’anima assente, con gli occhi bagnati
Seguiva il ricordo di miti passati
I vecchi subiscon le ingiurie degli anni
Non sanno distinguere il vero dai sogni
I vecchi non sanno nel loro pensiero
Distinguere nei sogni il falso dal vero
E il vecchio diceva, guardando lontano
“Immagina questo coperto di grano
Immagina i frutti e immagina i fiori
E pensa alle voci e pensa ai colori
E in questa pianura fin dove si perde
Crescevano gli alberi e tutto era verde
Cadeva la pioggia, segnavano i soli
Il ritmo dell’uomo e delle stagioni”
Il bimbo ristette, lo sguardo era triste
E gli occhi guardavano cose mai viste
E poi disse al vecchio con voce sognante:
“Mi piaccion le fiabe, raccontane altre”