Un robot ha sconfitto i principali professionisti nei giochi di poker Texas Hold’em senza limiti, la forma di poker più popolare.
Alcuni dei migliori giocatori di poker del mondo sono usciti sconfitti dall’intelligenza artificiale durante una partita a sei giocatori.
Il bot, chiamato Pluribus, è stato sviluppato dagli scienziati Tuomas Sandholm e Noam Brown,della Carnegie Mellon University in collaborazione con Facebook AI.
Pluribus ha sconfitto il professionista Darren Elias, che detiene il record per la maggior parte dei titoli del World Poker Tour, e Chris “Jesus” Ferguson, vincitore di sei eventi delle World Series of Poker.
L’esperimento è avvenuto con 5 professionisti del poker, ognuno dei quali ha giocato separatamente 5.000 mani di poker contro cinque copie di Pluribus: il risultato ha confermato le aspettative, dove il protagonista artificiale ha dimostrato di essere superiore anche nel confronto con più giocatori.
Il professor Sandholm ha dichiarato: “Pluribus ha ottenuto prestazioni sovrumane nel poker multi-player, che è una pietra miliare riconosciuta nell’intelligenza artificiale e nella teoria dei giochi che è stata aperta per decenni” aggiunge “Questo apre a nuove opportunità di impiego dell’IA per risolvere un’ampia varietà di problemi del mondo reale.”
Il nuovo studio è stato pubblicato sulla rivista Science.
E’ giunta l’ora, quindi, di iniziare a riflettere su questa rivoluzione, ormai ai suoi albori: la competizione dell’uomo con la macchina, il dover tener testa da un punto di vista di costi e di rendimento, a dei robot programmati per raggiungere la massima efficienza e a questo punto, anche capaci di calcolare la migliore strategia. In un mondo dove svolgiamo la maggior parte delle nostre azioni tramite strumenti tecnologici, (computer, smartphone tablet, distributori e sportelli automatici,ecc…) e viene sempre meno la necessità di contatti umani , sempre più distanti, siamo dunque arrivati al momento in cui questi esseri meccanici ci sostituiranno? Ma soprattutto fino a che punto saremo in grado di controllarli e di prevedere i loro calcoli? Siamo di fronte ad una super intelligenza senza sentimenti, che calcola in modo complesso, senza interferenze emotive e sensoriali.
Un articolo del CMBC di giugno afferma che secondo uno studio della Oxford Economics entro i prossimi 11 anni potrebbero essere immessi 14 milioni di robot nel mondo del lavoro solo in Cina. Ovviamente mentre tutto ciò porta beneficio alla società sotto molti aspetti, milioni di posti di lavoro sono a rischio, e milioni di famiglie si ritroveranno senza un sostegno economico se lo stato non lo prevede; un numero che si incrementa esponenzialmente di anno in anno e che ormai deve essere preso in considerazione in quanto problema integrante del tessuto economico sociale. Siamo di fronte ad un cambiamento radicale della società e del nostro modo di viverla.
L’uomo dovrà dunque investire nell’intuizione, nella previsione ma soprattutto sulla parte emotivo-sensoriale che più lo contraddistingue da queste tecnologiche creazioni, dovrà ritrovarsi nell’arte e nell’immaginazione , ma soprattutto in una nuova forma di pensiero industriale, dove l’individuo non è un numero fra tanti nella catena di montaggio, ma bensì un numero primo per la sua individuale e non programmata capacità di osservazione e risoluzione dei problemi. Insomma il classico problema di congiunzione dei punti dati A B non dovrà più essere una linea retta, ma bensì un meraviglioso disegno dell’immaginazione, dove creare nuovi mondi e nuovi orizzonti. Solo così l’uomo riuscirà a rendersi indispensabile, a non poter in alcun modo essere completamente sostituito; un uomo che si valorizza per il suo modo di pensare e non per il suo modo di ri-produrre.
“Il vero problema non è se le macchine sappiano pensare ma se gli uomini lo facciano.”
Burrhus Frederic Skinner